Un Diario di Bordo sul Precariato.....

Marianna Madia e le sue “Storie di un’Italia che lavora”

http://www.isoladeicassintegrati.com/wp-content/uploads/2011/05/marianna-mad%C3%ACa.jpgMarianna Madìa è nata nel 1980, e la sua data di   nascita è già bandiera, un tesserino di riconoscimento, che la fa entrare nella categoria “giovane italiana” ergo precaria. Ma Marianna Madia, laureata in Scienze Politiche a La Sapienza di Roma con una tesi sulla teoria economica del mercato del lavoro tra regolazione e sindacato, ha la fortuna dal 2008 di poter contribuire a cambiare qualcosa in questo Paese visto che è membro della commissione lavoro alla Camera dei deputati, lavorando per le nuove generazioni costrette non più solo a un contratto precario, ma oramai a una vera e propria “vita precaria”. Perché il precariato ha cambiato il modo, che ognuno di noi ha, di percepire la realtà.  

Il tuo libro “Precari – Storie di un’Italia che lavora” di cosa parla?

Qualcuno lo ha definito un diario di bordo sul precariato, visto da Montecitorio. Sono stata eletta tre anni fa alla Camera e in questi tre anni la crisi ha colpito duro la nostra economia, ma le risposte del Governo sono state a mio parere sbagliate e, in molti casi, hanno aggravato la situazione dei lavoratori, dei giovani e soprattutto dei precari. Ho provato a raccontare tre anni di vita politica sui temi del lavoro. Concentrandomi soprattutto sulle tante storie “vere” di lavoratori in difficoltà e sull’assenza di risposte politiche. Si raccontano nel libro molte cose: dalla scuola, all’università, ai precari della pubblica amministrazione, alla situazione delle precarie donne, all’effetto peggiorativo di alcune leggi varate dal governo. Ma non è un libro solo sui contratti a termine. Precari lo stanno diventando anche i lavoratori teoricamente garantiti, che soffrono una crescente destrutturazione del mercato del lavoro. La storia dell’azienda Eutelia, a cui dedico un capitolo, lo dimostra.

Secondo te i sindacati si occupano abbastanza della categoria dei precari?


È un luogo comune che il sindacato sia un’organizzazione che protegge i garantiti. E come ogni luogo comune un ha un fondo di verità, ma credo nel passato, non ora. Se guardiamo al presente vediamo uno scenario diverso e con un sindacato molto più orientato verso i precari. La grande manifestazione del 9 aprile non sarebbe riuscita così bene senza il supporto della Cgil e dei suoi giovani. Nel mio piccolo va osservato che la prefazione del libro è stata scritta da Susanna Camusso. Segno, anche questo, di una sensibilità nuova sul tema di questa nuova segreteria della Cgil.


Sappiamo cosa significhi per una persona essere un precario. Ma cosa significa per l’Italia un futuro di precari? È vero che fra venti anni il divario fra ricchi e poveri ci farà tornare indietro di più un secolo riguardo diritti e condizioni di vita?


Non so se torneremo indietro di un secolo o due. Ma sicuramente stiamo tornando indietro. Il futuro mi preoccupa. Ho descritto uno scenario che qualcuno ha definito apocalittico, pensando soprattutto al problema pensioni. Cosa succederà quando gli attuali milioni di precari si ritireranno dalla vita lavorativa senza il diritto ad alcuna protezione sociale? Chi si occuperà di questo esercito di anziani indigenti? Certo è un futuro “nero” che possiamo ancora evitare. Ma dobbiamo darci da fare da subito, altrimenti in ogni caso le generazioni del futuro si troveranno a dover pagare gli attuali disastri.


Come membro della commissione lavoro della Camera, per cui ti occupi di questo tema quotidianamente, puoi dare una speranza concreta ai giovani che vivono questa situazione?


È chiaro che la speranza di successo individuale appartiene al vissuto di ciascuno di noi. Ma le risposte collettive ci riguardano tutti e interessano la politica. Dobbiamo anzitutto cambiare governo e segnare una discontinuità forte con le scelte di Tremonti, Sacconi e Gelmini. C’è nel paese una nuova coscienza sul disastro sociale del precariato: nelle università, nel mondo del lavoro, tra i giovani e le donne. Qualche anno fa il tema precari sembrava un messaggio residuale, se non estremistico. Oggi la maggior parte delle famiglie e dei lavoratori nati dopo il 1970 fa i conti con questo problema. Credo che i tempi siano maturi per una svolta politica.


di Claudia Sarritzu
(10 maggio 2011)
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Articolo scritto il on martedì, maggio 10th, 2011 at 15:13 nella categoria Lavoro donna, Speriamo che sia femmina....

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