L’isola dei cassintegrati e Roma | Terra News

giugno 11th, 2010 


Nuovo capitolo nella storia degli operai di Porto Torres da oltre tre mesi protagonisti dell’unico reality reale, purtroppo.
 
L’idea di rubare alla televisione il formato del reality per manifestare il proprio malcontento è senza dubbio una delle componenti inedite di questa protesta. Molti si sono chiesti quanto ancora dovrà andare avanti la lotta pacifica degli operai della Vinils, rinchiusi nell’ex carcere di massima sicurezza dell’Asinara da ormai 106 giorni. “Siamo diventati famosi, ma che importa?” dice Gianmario Sanna, 32 anni, ai microfoni del Tg3. Infatti, nonostante la fama, in questi tre mesi la loro situazione non è cambiata e i loro sostenitori (più di 100.000 su Facebook) chiedono da tutta Italia una mobilitazione del sindacato. Sì, perché la posta in gioco non è solo l’industria chimica sarda: stiamo parlando dello smantellamento dell’intera produzione nazionale.

Dieci giorni fa gli operai dell’isola dei cassintegrati hanno registrato un video-messaggio che, grazie a una campagna condotta su internet, è stato inviato da centinaia di persone agli indirizzi di posta elettronica del Governo e dei sindacati. L’impegno dei sostenitori “virtuali” del gruppo Facebook si è rivelato ancora una volta fondamentale. Pietro Marongiu, leader della protesta, si rivolge chiaramente ai sindacalisti: “Non lasciateci soli, unitevi a noi e lottiamo assieme!”. Una prima risposta a questo appello è l’incontro del 15 giugno a Roma, organizzato dal Ministero dello sviluppo economico al quale presenzieranno i sindacati nazionali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl), i commissari della Vinyls, i presidenti delle regioni Sardegna, Veneto ed Emilia Romagna e gli stessi operai, che assicurano: “Non vogliamo vedere sedie vuote. Questo appuntamento è una prova di serietà per tutti gli invitati”.

L’Eni, che non sarà presente all’incontro, continua a sostenere la sua posizione amichevole, a parole, ma nei fatti incarna sempre l’antagonista principale di tutta questa storia. Ma chi sono gli altri personaggi di questa opera buffa? Ad esempio, il Presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, che il 30 marzo diede la sua parola sulla riuscita delle trattative con la Ramco (impresa del Qatar interessata a comprare gli impianti), concluse invece nel nulla. Da allora, a quasi due mesi di distanza, gli operai sardi non sanno nulla del loro Governatore. “Speriamo che Cappellacci abbia già segnato nella sua agenda la data dell’incontro di Roma, perché non vederlo sarebbe una dimostrazione di malafede rispetto agli impegni presi”, dice Andrea Spanu.

Altro grande atteso è il sindacato. La Cgil fu all’Asinara durante le trattative con la Ramco e, in quell’occasione, Susanna Camusso promise una mobilitazione nazionale nel caso che l’accordo non si fosse raggiunto. Probabilmente anche lei, come Cappellacci, pensava che il lieto fine fosse vicino e di fatto, dopo la fuga degli arabi, non è stato indetto nessuno sciopero generale. La Cisl invece entra in gioco solo ora (dopo più di tre mesi di protesta) confermando la sua presenza all’incontro del 15 giugno. Come possiamo leggere in una intervista pubblicata lunedì su La Nuova Sardegna, il segretario Raffaele Bonanni afferma: “Per quanto riguarda la Vinyls la prossima settimana chiederemo che l’Eni si assuma la responsabilità di rilanciare Porto Torres, la filiera del cloro e mantenga le attività produttive”, aggiungendo che “un paese come l’Italia non può restare senza chimica”. Fidarsi è bene ma dubitare è legittimo.

E lo sanno bene gli operai di Porto Torres da troppo tempo vittime di una politica e una imprenditoria fatte di parole. “Vogliamo che l’incontro di Roma sia l’occasione per siglare un patto tra politici e sindacati per il salvataggio dell’industria chimica italiana. Vogliamo un sindacato aggressivo, irremovibile, con la testa alta. Vogliamo vedere i politici regionali scommettere il loro mandato per noi. Siamo stanchi di vivere in galera!”.

di Marco Nurra
Fonte:
Terra

1 comments :

Unknown ha detto...

Forse dirò una cavolata,ma...
Non sarebbe ora di cominciare nelle famiglie e nelle scuole a pensare non più a trovare lavoro (sembra che tutti gli italiani cerchino lavoro!)ma a "fare" lavoro?
Come si può dare lavoro se non c'è più nessuno che fa lavoro? (vedi i laureati)
Così come stanno le cose si vive continuamente sotto ricatto di quelle poche realtà produttive, spesso starniere.
Perchè i sindacati, se è vero che vogliono aiutare le forze lavoro, non si attivano a creare mezzi di cooperazione tra le maestranze aiutandoli anche economicamente (già solo la CIGL incassa dalle iscrizioni circa 50.000.000 di € all'anno) ad acquistare per es.le "fabbriche" che pur produttive vengono chiuse spesso per produrrre all'estero?
Saluti